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Pubblicazioni

La Fondazione ha voluto pubblicare un estratto di ogni libro scritto da Lorenzo Necci, per mostrare ancora una volta la grande capacità di vision e intuizione degli scenari futuri che ha sempre contraddistinto il suo pensiero
Basta infatti vedere le date di pubblicazione dei libri per comprendere quale grande capacità di immaginare l’avvenire avesse Lorenzo Necci e che viene riconfermata dalla lettura per intero dei suoi testi e delle sue interviste.

memento
Anno: 2013
Titolo: Memento
Autore : Lorenzo Necci
Editore: Ma. Gi.

Esce il libro che raccoglie gli scritti lasciati da Lorenzo Necci in cui egli racconta il proprio percorso professionale e umano.
Un paese che non investe in infrastrutture non ha avvenire. Le insfrastrutture materiali e immateriali sono il collante della civiltà, che su di esse si costruiscono e grazie a loro evolvono. Lorenzo Necci
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Estratti [2]


italia_svenduta [3]
Anno: 2002
Titolo: L’ITALIA SVENDUTA
Autore: Lorenzo Necci – Gianluigi Da Rold
Editore: Bietti

Estratto:
“Nell’arco ormai lungo della mia vita ho sempre scritto molto. Di tutto. Da quando ero assistente universitario e scrivevo su problemi economici e giuridici a quando ho sentito il bisogno di tramutare in versi, poesia, le drammatiche esperienze di una immotivata, improvvisa e crudele limitazione della libertà. I miei scritti non hanno mai riguardato direttamente la mia vita privata o professionale, mai hanno detto “io ho fatto questa cosa o quest’altra”. Una sorta di pudore mi ha sempre portato a scrivere di argomenti generali, nei quali ovviamente la mia esperienza era determinante, ma mai come attore, solo come autore. Anche in questo caso, per questo libro, ero portato a seguire lo stesso metodo. Poi l’uso dello strumento dell’intervista mi ha consentito un risultato e un’espressione più diretta, mediata solo dalle domande, dalle provocazioni, dall’induzione al dialogo di Gianluigi Darold. Sono quindi esperienze dirette quelle che qui espongo; la storia dei vent’anni che ho passato a lavorare per il mio Paese, prima nell’Eni e nella chimica, poi nelle FS.

Ho sempre lavorato in situazioni di emergenza : la chimica dopo le guerre degli anni Settanta e i fallimenti a catena alla fine del decennio. Le FS… Due storie esemplari dell’intervento pubblico; due salvataggi esemplari con ottimi collaboratoti e manager. Ma alla fine due diversi , e pur simili, attacchi mortali. Del secondo ho accettato che venisse pubblicato un ricorso fatto con i miei avvocati. E’ rimasto senza risposta!”


terzo_millennio [4]Anno: 2000
Titolo: Il Terzo millennio. Tra progresso economico e scontro sociale
Autore: Lorenzo Necci
Editore: Marsilio

Estratto:
Le infrastrutture : collante di civiltà
“Le civilizzazioni nella storia hanno sempre avuto un collante fondamentale nelle infrastrutture, materiali o immateriali…

Le infrastrutture rappresentano una sorta di fondamenta delle civiltà della società sulle quali altre strutture, attività economiche e sociali, transazioni commerciali, vita civile e culturale possono basarsi.
Le infrastrutture tendono a essere stabili e durevoli nel tempo e a perpetuarsi rispetto agli attori sociali e alle istituzioni che le realizzano e se ne servono. Tendono quindi a condizionare il futuro mentre servono il presente. Le infrastrutture sono condivise da molti soggetti in quanto il loro scopo è servire la collettività più che l’individuo. Creano legami, sono la base delle interazioni fra individui, sono il prerequisito e la condizione dell’azione collettiva. Con il termine infrastruttura si intende un concetto vasto, che comprende sia elementi fisici ( un ponte, una strada) che fattori non materiali ( un insegnamento, una scuola).

In questo senso anche il linguaggio è una “infrastruttura”, e così le norme e i sistemi amministrativi, fiscali, giudiziari etc…

Le idee e gli ideali divengono infrastrutture e gli ideali divengono infrastutture quando, nel tempo, vengono condivisi dalla generalità dei cittadini e in un certo senso ne divengono patrimonio. Il capitalismo liberale americano plasma la vita economica e sociale di quel paese che a suo tempo lo ha “inventato”.

Similmente il Welfare State in Europa è una infrastruttura mentale che condiziona pesantemente il nostro continente con la difesa a oltranza dello status quo. Con il tempo le infrastrutture immateriali tendono a trasformarsi in istituzioni o comunque a creare istituzioni che le riflettono: come le costituzioni degli stati, le organizzazioni economiche, i sistemi educativi. Le infrastrutture sono la base, la condizione e sovente il limite dello sviluppo.

La costruzione di una civilizzazione si basa sulle proprie infrastrutture. Sia la creazione del “valore” che la creazione dei “valori” dipende in larga parte da infrastrutture efficienti, adeguate e adattabili.

Roma non sarebbe stata concepibile come impero del Mediterraneo e dell’Occidente senza le strade, i porti, la moneta, il sistema legislativo / giuridico.

La capacità di diffusione e di mantenimento del cattolicesimo dipende in larga parte dalla sua “storicizzazione” operata da San Paolo e dalla sua “organizzazione temporale”, cioè infrastrutturale, rappresentata dai templi, le chiese, le abbazie, i conventi…..

La cultura ha i suoi templi nelle Università, fondamentali infrastrutture per il progresso umano deputate a mantenere e diffondere le grandi verità dello spirito, le grandi scoperte dell’uomo….

.. Se nelle infrastrutture si ritrova la base della civilizzazione, è nelle infrastrutture che dobbiamo ritrovare ( ricercare) la base della civilizzazione. Infrastrutture materiali e immateriali per l’umanità, per la globalizzazione. Cento anni fa il mondo era capace di concepire e realizzare il canale di Suez, il canale di Panama, i grandi trafori ferroviari delle Alpi, la Transiberiana, aprendo la via alla comunicazione fra popoli.
Le grandi università dell’Alto Medio Evo e del Rinascimento erano infrastrutture del sapere mondiale…

Oggi pare che le infrastrutture comuni al mondo, nel Villaggio Globale, attraversino un periodo di crisi profonda….

L’Europa, il nuovo superstato del terzo millennio, nasce realizzando l’unica infrastruttura che apparentemente non costa nulla, la moneta unica, l’euro. Ma non è disposta a puntare un soldo, o un euro sulle infrastrutture di cui avrebbe bisogno per divenire un paese vero. Sistema ferroviario unificato, sistema portuale e aeroportuale, sistema bancario, sistema di difesa, sistema scolastico educativo e universitario, codice unico. Che paese può nascere se le uniche infrastrutture che realizza sono quelle burocratiche di Bruxelles?

… Per passare dalle civilizzazioni alla Civilizzazione, nonostante gli scontri, le guerre economiche, le guerre etniche e di confine, bisogna costruire le infrastrutture mondiali del Terzo Millennio.”


anno2001 [5]
Anno: 1998
Titolo: Anno 2001. Il Jurassic Park del capitalismo
Autore: Lorenzo Necci
Editore: Marsilio

Estratto:
…”All’inizio degli anni Novanta, con sorpresa di molti, la democrazia liberale si ritrovò da sola a sopravvivere come sistema globale in un mondo che per oltre mezzo secolo era stato caratterizzato da un serrato confronto con i sistemi collettivi. L’avversario era crollato all’improvviso, quasi sparito come forza politica e con una sempre più debole attrazione ideologica…

..Ma era evidente che qualcosa non funzionava. Nell’Europa occidentale non si avvertiva euforia per la sconfitta dei sistemi collettivi, che pure avevano rappresentato l’antagonista di cinquanta anni. L’Occidente si presentava come una sorta di “vincitore infelice” e un sentimento di sconforto e insicurezza permeava la società occidentale…

… Il sistema capitalistico, fondato sulla spinta al profitto, entra in rotta di collisione con la morale e con le convinzioni utopistiche dei cittadini secondo cui tutti gli uomini sono uguali e debbono avere uguali opportunità. Molti rischi si presentavano nel quadro del vincente capitalismo: dal fondamentalismo islamico all’aggravarsi dei problemi ambientali, dai flussi migratori alle sconvolgenti innovazioni scientifiche…
.. Oggi esiste più di un motivo per rimettere in discussione il sistema capitalistico che dieci anni fa sembrava aver riportato una vittoria definitiva. Due secoli or sono i sacerdoti dell’illuminismo avevano predicato il dominio della ragione, l’affermazione dell’uomo, il regno dei lumi.. ma a tutt’oggi l’uomo nuovo del capitalismo non è ancora nato..

L’Illuminismo predicava il dominio della Ragione, non quello dell’economia… Ma da questo mondo non erano mai scomparsi i “mostri” che la ragione avrebbe dovuto esorcizzare.

.. Alla vigilia del Terzo Millennio e con la fine del bipolarismo, mentre la ricchezza continua a crescere, assistiamo a una rinnovata e per certi versi inattesa esplosione di vecchi e nuovi “mostri” che sfidano la ragione, i lumi, i valori che avrebbe voluto imporre l’Illuminismo.
Viene quindi spontanea la domanda, che da più parti e autorevolmente si sente ripetere, se oggi il capitalismo non sia proprio una sorta di ricatto all’Illuminismo, alla Ragione e se l’attuale situazione di declino o quantomeno di debolezza del capitalismo non sia un segno di declino e di debolezza dell’illuminismo. Andiamo verso un “Nuovo Medioevo” come sostiene Alain Minc o ci prepariamo a un nuovo Rinasciamento?
Cos’è in gioco in questa sorta di “Jurassic Park” del capitalismo odierno? La ricchezza materiale dell’uomo o i suoi valori morali e spirituali?
..Coloro che intendono comprendere il fenomeno storico che stiamo vivendo non possono ignorare almeno le straordinarie novità del prossimo futuro che rappresentano “discontinuità” evidenti rispetto al passato.
Innanzitutto il problema dell’Oriente…..

…Caduta la barriera ideologica del collettivismo, in presenza di una mondializzazione dell’economia, l’Occidente non è più in grado di ignorare l’Oriente ma neppure l’Oriente può permettersi l’aristocratica chiusura dell’imperatore Hsuan Yeh…

Il mondo sta cambiando a velocità impressionante: una massa crescente di uomini sembra pensare che la soddisfazione del benessere materiale non sia il fatto più importante della vita..

….Ben poco resterà del mondo plasmato negli ultimi cinquant’anni dal bipolarismo e dal confronto ideologico e politico che lo ha caratterizzato….

Proprio nel momento in cui si realizza lo Stato europeo nel simbolo della moneta unica, i cittadini europei sembrano disorientati… L’Europa delle monete non parla al cuore dei cittadini….

Ma l’opportunità straordinaria politica, culturale e economica che era stata creata in decenni di speranze e di impegno sembra oggi svilita dalla logica del “valore” che pare dominante e capace di sopraffare tutti i “valori” che il concetto europeo poteva portare con sè nel Terzo Millennio. ”


chiuseroleporte [6]Anno: 1998
Titolo: Chiusero le porte. Versetti per un diario
Autore: Lorenzo Necci
Editore: Gangemi

E’ da sempre, nella letteratura o nella vita pubblica, che un fatto di cronaca sia all’origine di un testo letterario e che un testo letterario faccia da testimonianza per un avvenimento all’inizio solo legato alla cronaca.
E’ il caso di queste pagine che, pur restando scritte con la voce della poesia, diventano documento sulla realtà non solo italiana di questi anni: in vicende che pongono interrogativi sulla vita dei singoli come sullo sviluppo democratico della collettività. E investono vertici delle lstituzioni, alla ricerca della verità nella stessa Giustizia.


reinventare_italia [7]Anno: 1994
Titolo: Reinventare l’Italia
Autore: Lorenzo Necci – Richard Normann
Editore: Mondadori

Estratto:
“Le attuali circostanze offrono al nostro Paese una grande occasione: l’occasione di rientrare nella Storia. Ma per avanzare verso il futuro bisogna cambiare profondamente: cambiare è oggi una necessità, le circostanze sono propizie…
…Non c’è più tempo per esitare: queste sfide vanno affrontate.
La prima sfida è quella della produttività e consiste nel rendere competitivo il “Sistema Italia”.
La seconda sfida è quella della finanza pubblica, i modi per spezzare il circolo vizioso del debito pubblico.
La terza sfida è quella di una nuova architettura istituzionale che faccia evolvere la nostra democrazia, renda efficaci i processi i decisionali, ristabilisca condizioni di fiducia generale oggi inesistenti in un sistema normativo che regola ogni atto dei cittadini e blocca le possibilità di cambiamento e di sviluppo.
La quarta è la sfida morale, il cui scopo è ristabilire condizioni di moralità pubblica e rilegittimare quegli organismi dai quali dipendono il buon funzionamento delle società e le relazioni con gli altri.
Se supererà queste sfide, l’Italia tornerà a esercitare un ruolo responsabile e dinamico nella costruzione dell’Europa…

..Il futuro dell’Italia va visto a vari livelli.
Il primo livello riguarda gli eventi all’interno del “sistema Paese”; gli italiani, come comunità e come Stato, hanno un potere su tali eventi, vale a dire hanno la possibilità ( e il dovere) di controllare le dinamiche interne.
..Il secondo livello riguarda ciò che accade agli attori con i quali l’Italia interagisce, ovvero alle sue controparti. Le scelte di questi attori non sono controllate dagli italiani, che possono però influenzarle.
…Il terzo livello riguarda i fattori relativi al più ampio contesto nel quale si trovano a agire sia gli attori del “Sistema Italia”, sia le loro controparti.
..Tra i fattori contestuali vanno presi in considerazione : lo sviluppo tecnologico; le tendenze demografiche; l’ecologia e l’ambiente; i fattori geoeconomici; i fattori geopolitici.

..Il mondo dell’economia e degli affari sta entrando in una fase in cui è manifesto, e non è più ignorabile, quel cambiamento paradigmatico che si preparava da decenni.
..La causa di questo cambiamento è nella tecnologia e la conseguenze sono tali che si può parlare di Nuove Logica Industriale (NLI). La NLI si sta sostituendo con forza alla vecchia logica, basata sul prodotto e sul valore economico.
La NLI è basata essenzialmente sui “servizi” e sui “valori”.. E’ l’interazione reale tra servizio, prodotto e cliente a dominare la scelta..
..La forza trainante del cambiamento è la tecnologia, che ha la sua punta di diamante nell’informazione.
.. L’attuale economia dei servizi non si identifica con l’economia dell’intangibile, del non materiale. La nuova economia dipende dalle infrastrutture fisiche e dai beni prodotti.
Il vero cambiamento risiede nel fatto che l’economia dei servizi non è basata sulla produzione. E’ basata sulla capacità di creare valore.
…Una conseguenza di quanto detto è un migliore uso delle risorse, con un gigantesco vantaggio per la collettività..

.. La sfera urbana è una sintesi efficace delle questioni aperte dall’affermazione della NLI: sul territorio metropolitano si insediano le attività di produzione e le grandi reti di sistemi collettivi. Nel processo di cambiamento in atto leggere le trasformazioni delle città diventa un passaggio obbligato..
..L’insieme delle funzioni che una città può svolgere la pone come centro di una rete di servizi che misurano la sua capacità di esprimere una vocazione, di dotarsi di strumenti per realizzarla e trasformare in patrimonio le sue risorse, anche immateriali.. La rete dei servizi oggi misura decisamente la capacità di essere città.

…Nell’ultimo quarantennio della vita economica dei Paesi industrializzati il termine welfare state è stato sinonimo dell’intervento redistributivo dello Stato e dell’offerta dei beni pubblici a condizioni sociali. Ora, nella regolazione delle attività economiche, il welfare state non esercita più una funzione positiva di vettore nella modernizzazione del ruolo pubblico.. La riforma del sistema nazionale di welfare state è fondamentale per risanare l’economia italiana..”


rivalutare [8]Anno: 1992
Titolo: Rivalutare l’Italia
Autore: Lorenzo Necci – Manfred Gerstenfel
Editore: Sperling & Kupfer

“..Il mondo contemporaneo comincia a delinearsi con un assetto monopolare, mentre la categorie interpretative restano ancorate al vecchio scenario dei blocchi contrapposti. Quando un vecchio equilibrio si spezza, e il nuovo assetto comincia appena a emergere, l’estrapolazione del passato diventa un indicatore inadeguato per intercettare il futuro.
Negli ultimi decenni l’Occidente si era gradualmente adattato a un ordine internazionale relativamente stabile. Questo equilibrio era conveniente per l’Est come per l’Ovest….
Dopo il 1989 il mondo si è trasformato, senza che a questo processo sia corrisposto un cambio di mentalità..
…L’unificazione tedesca ha alterato gli equilibri comunitari sia a livello economico che a livello politico.. Al nuovo assetto di poteri consegue, inevitabilmente, un nuovo equilibrio europeo…
..Preliminare a ogni possibile analisi del futuro dell’Italia in un’Europa che cambia è la valutazione del ruolo che la Germania intende assumere a livello europeo. Tanto maggiore sarà il ruolo della Germania nella Comunità, tanto più profonda sarà per l’Italia la necessità di modificare i propri atteggiamenti. In un’Europa sempre più nordica, un’Italia come l’attuale sarà sempre più deviante….

….L’Europa di oggi non riesce ad essere un modello, né tantomeno un progetto. Le sue istituzioni sono essenzialmente burocratiche; i suoi organi di governo rischiano di essere solo finanziari; le sue infrastrutture sono ancora viste esclusivamente su base nazionale. Maastricht, per l’Italia, è piuttosto un metodo che impone l’adozione dei valori di mercato su cui si sono costruite le comunità economiche e politiche del Nord Europa. Ciò è essenziale per un Paese che deve ancora raggiungere lo stadio maturo della economia di mercato e del capitalismo, ma non è sufficiente.
La debolezza dell’Europa è la sua focalizzazione sull’economia, mentre in altri campi la CEE rischia di esprimere soprattutto miti e valori inadeguati alla sua struttura complessa e al suo ruolo internazionale… L’Europa è un mito per gli italiani, eppure manca di un progetto. Si limita a adottare le modalità di gestione dei paesi economicamente forti, e in primo luogo della Germania.
Il sistema dell’Europa del Nord, proposto come modello, è lungi dall’essere perfetto…
L’alto rendimento produttivo e l’ordinato svolgersi della vita civile nel sistema nord – europeo è, del resto, pagato a caro prezzo….

..Nel nuovo scenario competitivo descritto e nella nuova realtà europea, l’Italia, per assicurare una sopravvivenza economicamente sana delle sue attività produttive e di interi settori di particolare importanza, deve varare una nuova politica industriale e continuare l’incentivazione di investimenti in settori e regioni economicamente depresse. Una politica di tal genere non può essere realizzata dalle sole forze di mercato in assenza di interventi pubblici…
..In uno scenario di grandi mutamenti l’Italia deve innanzitutto riconquistare prestigio. In teoria i passi da compiere sono assai semplici. Il primo è l’assunzione responsabile di leadership in tutti i settori della vita del Paese: la politica, l’industria, la finanza, le forze sociali, i media.
La funzione di leadership responsabile deve avere una qualità sopra le altre : la disponibilità all’apprendimento continuo…
Un uso ottimale delle risorse significa, tra le altre cose, la promozione a posti di responsabilita. Di persone competenti, a prescindere dall’anzianità.. Il concetto di meritocrazia è profondamente radicato nel sistema economico del Nord…
… E’ necessario un strategia per un “Progetto Italia.”
Si dovranno individuare le caratteristiche teoriche del sistema economico nazionale all’anno 2010, ipotizzando come obiettivo quello di far rientrare il Paese nel gruppo di vertice della concorrenza internazionale, all’interno della Comunità europea, indicando nel contempo le strategie e gli strumenti necessari…
.. A favore del Progetto Italia c’è un elemento eccezionale e forse irripetibile. Viviamo infatti in un’epoca di discontinuità: nella politica, nello spazio competitivo, nella costruzione dell’Europa, nella domanda dei singoli, nei servizi, nella protesta generalizzata contro lo spreco, nella impossibilità per il bilancio dello Stato di finanziare i disservizi, le inefficienze, lo sviluppo. Le discontinuità consentono di sapere a priori come non si deve ragionare, il che è un gran vantaggio…
.. Per un Progetto Italia occorre rimobilitare tutte le risorse culturali e umane di cui il Paese dispone”